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mercoledì 15 maggio 2013

Più soldati, filo spinato, carta e penne

Giornata cominciata presto quella che ci lasciamo alle spalle. L’assalto al cantiere avvenuto attorno alle 3 della scorsa notte ha sollevato un’ondata di clamore e di critiche, di prese di posizione “senza se e senza ma”. Ha fatto accorrere a Torino gli onorevoli Lupi e Alfano, mettendoli a sedere con Virano, Fassino, Cota, i procuratori Caselli e Maddalena, questore e comandanti di Polizia e Carabinieri. Da Esposito a Ferrentino il coro unanime ha gridato all’eversione, al terrorismo. I funzionari dell’Ltf che dovevano recarsi mercoledì 15 a Bussoleno per spiegare le ragioni degli espropri, a uno a uno agli abitanti, han fatto conto di defilarsi dall’accoglienza che nel frattempo il Movimento No Tav aveva loro preparato, non a uno a uno ma tutti insieme.



“Lo Stato c’è, ascolta, e poi decide” ha rassicurato ieri Alfano in prefettura. Infatti le decisioni da prendere son state prese, con somma soddisfazione di tutti, perché è ovvio che il problema sia di ordine pubblico e il dilagare della violenza debba essere arginato. Un problema, quello della violenza e dell’ordine pubblico, che anche il Movimento No Tav si era posto a suo tempo con la pubblicazione del dossier Operazione Hunter.
Così saranno 3 le soluzioni adottate: estensione della zona rossa attorno al cantiere,  a maggior sicurezza di esso; aumento delle forze impegnate a sua difesa; accelerazione della ratifica del trattato internazionale tra Italia e Francia, anche per non rendere vano lo sforzo di Cota, corso a Roma in questi giorni per veder restituiti i fondi per le compensazioni che sembravano dirottati altrove.
Nel frattempo, sempre in tema di violenza, ma in questo caso non arginabile a priori, Davide Bono ha presentato in Consiglio regionale una “proposta di legge sull’introduzione dei codici identificativi sulle divise della polizia” che è stata bocciata da Pd-Pdl e Lega, "senza se e senza ma", perché metterebbe a repentaglio l’incolumità degli agenti esposti a rischio ritorsioni. Ma a essere bocciato, si legge sempre sul comunicato del Movimento 5 Stelle Piemonte, è stato anche il suo ordine del giorno di “condanna delle violenze da qualunque parte essa provengano”: manifestanti o FF.OO.
Quindi, è del tutto normale che nessuno parli del fatto che ieri qualcuno si è recato al presidio in Clarea a rovesciare stufa e sedie, spaccare finestre e tagliare il telone.
Dal Movimento No Tav al suo Legal team intanto, sono in parecchi che continuano a denunciare la Procura di Torino quantomeno di strabismo, se non proprio di esercizio della giustizia a senso unico. La pietra è sempre la stessa, dipende a chi appartiene la mano che la scaglia.
Ma questa è un’altra storia.
M.B. 15.05.13

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