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sabato 26 gennaio 2013

Invito alla lettura de Le Benevole, di Jonathan Littel


Jonathan Littel ha lavorato in molte spedizioni umanitarie, ha visto molti fronti di guerra e conosce bene la storia, la approfondisce in modo che può apparire persino maniacale.
Le benevole è ciò che resta di un lavoro che Littel produsse in più volumi e che tagliò e ritagliò sino a restituire queste 900 pagine alla lettura. Pubblicato in Francia nel 2006 divenne subito un best-seller, tanto che la Gallimrd dovette sospendere la produzione dell’ultimo Harry Potter, in testa alle classifiche, perché la cartiera non riusciva a star dietro alle riedizioni continue e improvvise che si resero necessarie per soddisfare il mercato editoriale. Vinse subito il Grand Prix du roman dell'Académie française e il Prix Goncourt 2006.
In Italia comparve per i tipi di Einaudi nel 2007.


Le benevole è un romanzo storico che ha per protagonista un ufficiale delle SS, e attraversa con lui l’intera epopea del Terzo Reich, dai fronti occidentale e orientale alla Endlösung e la gestione dei campi di concentramento. 
Maximilien Aue è di madre francese, lingua che parla fluentemente e la cui conoscenza profonda gli consentirà di scampare la giustizia alla fine della guerra, quando nel caos di una Berlino in macerie riesce a farsi passare per francese e a ricostruirsi una vita in Francia. Ma è un personaggio sui generis: infanzia in Alsazia, studi di diritto e di economia politica in Germania, entra nelle SS per caso; lui, intelligente, colto e omosessuale, viene sorpreso da un giovane SS in atteggiamenti sessuali equivoci e condotto all’ufficio reclutamento. Si invaghirà del nazismo e farà il suo dovere con zelo, scalando ogni grado sino alla collaborazione diretta con Himmler. «Non ho alcun rimpianto» dirà, «ho fatto il mio lavoro, tutto qui».
Come le eumenidi greche, le Furie benevole cercano vendetta.
Le benevole è un romanzo crudele, che osserva la Seconda guerra mondiale e la questione ebraica con gli occhi dell’aguzzino e ne tratta con naturalezza, come se davvero non fosse che una questione di lavoro, di numeri e statistiche, di inventari, di un immenso magazzino umano da riordinare, e nel quale, certo, sporcarsi le mani. Ma mette a nudo non soltanto lo spirito del carnefice, ma l’intera Europa collaborativa, che con diligenza assolve i suoi compiti da Occidente a Oriente - dalla Stalingrado cosmopolita degli assedianti agli eccidi di ebrei perpetrati dagli ucraini, alla conferenza caucasica, volta a stabilire se le sacche ebraiche di quella regione dovessero davvero considerarsi tali e quindi sterminate o se vi si potesse soprassedere.
Maximilien Aue è ormai in là negli anni quando decide di rivelare tutto quel che ha visto e di cui è stato protagonista, da Parigi a Stalingrado, dal Caucaso ai campi di concentramento, e comincia la sua narrazione con una sequela di dati che rende ogni cifra più agghiacciante, poiché, come egli stesso asserisce: è una storia che «vi riguarda: vedrete che vi riguarda».

Jonathan Littel, Le benevole, Einaudi, Torino 2007, 956 pp.

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