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domenica 29 dicembre 2013

No Tav. In Corea del Sud contro privatizzazioni e licenziamenti

A Seul (Corea del Sud) i lavoratori delle ferrovie sono in sciopero dal 9 dicembre contro la realizzazione di una linea ferroviaria ad alta velocità sulla esistente linea Seul-Busen. Si temono privatizzazione e licenziamenti in massa.

È lo sciopero più lungo della storia della Corea del Sud, che ha fermato in questo mese il 70% del trasporto merci e il 40% di quello passeggeri. I lavoratori delle ferrovie si oppongono alla privatizzazione del settore voluto dalla presidentessa del New Frontier Party Park Geun-hye. Privatizzazione per la quale si teme un’ondata di licenziamenti.


Lo sciopero è iniziato il 9 dicembre, quando la Korea Railroad Corporation (KORAIL), l’Ente nazionale che la gestisce ferrovia nazionale e la metropolitana di Seul, ha costituito una società separata per realizzare la tratta ad alta velocità Seul-Busan. Nonostante il governo sostenga il contrario, per i sindacati questo rappresenta il primo passo verso la privatizzazione della KORAIL e la possibile conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Il governo seguirebbe, secondo i sindacati, l’esempio del Giappone, che nel 1987 scorporò dall’Ente nazionale sette aziende raggruppate nell’odierno Japan Railways Group, risultato della privatizzazione di quella che fu la Japanese National Railways.

La presidentessa Park Geun-hye è figlia del dittatore Park Chung-hee, che ha governato la Corea del Sud dal colpo di stato militare del 1961 fino al suo assassinio nel 1979. Park Geun-hye persegue la politica dittatoriale del padre, rinnovata in chiave neoliberista. E per giustificare l’uso massiccio della polizia ha dichiarato che lo sciopero rischia di “danneggiare l’economia nazionale”.

Dopo tre settimane di manifestazioni, il 22 dicembre, una forza di 4600 agenti antisommossa e 900 poliziotti Swat ha fatto irruzione negli uffici del sindacato KCTU perquisendo la sede e arrestando gli esponenti del sindacato ferroviario. Gli oltre 800 sostenitori che si sono radunati a difesa della sede hanno contestato alla polizia di essere in possesso del solo mandato di arresto ma non di quello di perquisizione.

Dopo aver sfondato la porta a vetri dell’edificio, la polizia è penetrata arrestando 120 sindacalisti, senza riuscire a catturare i leader che erano già riusciti a mettersi in salvo. Negli scontri sono stati usati agenti chimici al peperoncino contro i manifestanti, che dal canto loro si sono difesi spruzzando acqua da idranti improvvisati.

Nel frattempo, il presidente della KORAIL, Choi Yeon-hye, ha fatto sapere in un comunicato di voler procedere a 500 assunzioni per sopperire al blocco dei trasporti durante lo sciopero. “Ho intenzione di assumere 300 ingegneri e 200 membri d’equipaggio, come lavoratori a contratto. Saranno distribuiti nei luoghi di lavoro dopo un programma di formazione”, ha dichiarato Choi. Senonché il Diritto del lavoro vigente in Corea del Sud non consente l’assunzione di personale per sostituzioni durante uno sciopero.

Dall’inizio dello sciopero 7672 lavoratori, dei 20.473 impiegati alla KORAIL, sono attualmente in sciopero; 1.098 sono tornati al lavoro; 8.565 sono stati sospesi dalla KORAIL. Sono stati arrestati due funzionari sindacali, mentre sono stati emessi altri 125 mandati d’arresto. La KORAIL ha presentato una richiesta di danni per 7,7 miliardi di won (circa 5,2 milioni di euro) contro i 186 accusati di essere leader dello sciopero.

Il sindacato KCTU ritiene le azioni messe in atto dal governo una “dichiarazione di guerra” e ha convocato lo sciopero generale per il 28 dicembre. Vi hanno partecipato in decine di migliaia, radunati in una manifestazione di massa a Seul al grido di slogan come “Stop alle privatizzazioni”, “Democrazia forte” e “Proteggiamo la ferrovia statale”.

Per tutta risposta, il presidente della KORAIL, Choi Yeon-hye, ha affermato che “La compagnia non ha altra scelta che sostenere azioni contro lo sciopero dei dipendenti che non tornano al lavoro”.

Secondo l’agenzia di stampa coreana Yonhap, il sindacato sarebbe disposto a porre fine allo sciopero se il governo decidesse di non rilasciare la licenza di esercizio per la nuova linea ferroviaria Seoul-Busan. Ma il governo ha risposto che il problema non riguarda il sindacato e non può essere oggetto di negoziati.

Massimo Bonato 29.12.13

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