È la morte a rendere ogni attimo
vitale. Che cosa sarebbe l’eternità se non un disorientante disinganno? È grazie
alla morte che amiamo la vita, e Amadeu ama la vita. Per questo sogna di
diventare scrittore, ma ancor più filosofo benché si risolva infine a esercitare la
professione medica “Perché nessuno deve soffrire”.
Ma la sua filosofia è che la vita
è determinata dal caso, non già da un destino scritto ma da un’eventualità che
può cambiare le sorti di un uomo da un momento all’altro, senza lasciare che
nulla sia più uguale a prima.
La morte, così insistente nel
film, è in realtà frattura, è in realtà rinascita. Ciascuno dei personaggi
subisce una “morte” che gli cambierà la vita facendogli lasciare alle spalle il
passato, quasi per caso, o del tutto fortuitamente.
Di produzione tedesca, svizzera e
portoghese, Treno di notte per Lisbona
è tratto dal romanzo di Pascal Mercier. Cast di attori affermati nella loro
duttilità, la cui vecchiezza non sottrae loro il fascino che ha contraddistinto
la carriera di ognuno: Jeremy Irons, Bruno Ganz, Charlotte Rampling, il
vecchissimo Christopher Lee, Lena Olin.
Raimund Gregorius è docente di
latino, gioca a scacchi solo, circondato dai suoi libri fino a quando un
imprevisto gli porta tra le mani l’unico libro di pensieri di uno sconosciuto
autore portoghese. Improvvisamente la sua vita cambia, sente che ciascuna di
quelle parole gli si imprime nella mente perché viva, perché descrive come egli
stesso giudica la propria esistenza. E non può che cercare di scoprire ogni cosa di
quell’autore di Lisbona, discendendo sempre più nell’empatia che lo lega alla
vita di lui. Penetra allora nella storia di due amici, di una storia d’amore che
si insinua tra loro sino a dividerli, nella resistenza contro il regime di
Salazar tutta riassunta nelle tensioni vissute dal quartetto in cui si
stringono Amadeu, Jorge, la bella Estefania, e il pianista Joao a cui la Pide,
la polizia segreta frantuma le mani e getta in carcere.
Ma della resistenza “nessuno più
parla, né i toruratori né le vittime”. Così dopo le vicende dei quattro, che i quattro
separa definitivamente, cala il silenzio. Sarà Raimund, con la sua crescente
curiosità, la stessa ingovernabile curiosità che animava i giovani Amadeu e
Jorge, a ridar voce ai silenzi. E dei quattro ridefinisce le storie, tratteggia
per ciascuno le parti mancanti, ma soprattutto ricompone i sospesi, il
non-detto, le paure o il rancore, il dolore.
Allora le parole del libro
tornano a incarnare vite vere, Raimund stesso si cala in esse e “vede” la
propria, attraverso una banale seduta oculistica. Un altro incidente, un altro
evento, un altro caso che aggiunge cambiamento a cambiamento lo porta a sedere
di fronte a colei che lo dirigerà nel cuore della storia che cerca, e che pone
sui suoi occhi nuovi occhiali attraverso cui “vedere”. E Raimund “vede” che da
una frattura, dalla morte di una vita, può nascere qualcosa di completamente
nuovo.
M.B. 20.05.13
dev'esser bello, grazie Massimo! Roberta
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