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lunedì 27 dicembre 2010

Perché sono contrario al Nucleare


Da quando anche personaggi come Patrick Moore, fondatore di Greenpeace, o Veronesi, si dicono favorevoli al Nucleare, il tema dell'Energia Nucleare deve passare dal piano scientifico a quello etico.


Ponendo come rilevante il nesso fondamentale della sicurezza scientifica e tecnologica del Nucleare, il costo della singola centrale, stoccaggio messa in sicurezza e smaltimento delle scorie e insomma tutti i singoli problemi legati a esso si pongono almeno due variabili in cui il dato scientifico, per rilevante che sia, passa a un livello strettamente funzionale:
1) Se anche il Nucleare fosse perseguibile, l'uomo, meglio il consumatore, avrebbe a disposizione maggiore energia e minore ristrettezze dalle quali imparare la parsimonia. Non si deve intendere che perseguire le ristrettezze sia un valore, il valore risiede nell'imparare. Una sempre maggiore richiesta di energia non porta altro che a una sempre maggiore necessità produttiva dell'energia stessa. Ma lo stesso discorso varrebbe per la ricchezza, per esempio, il valore non verte infatti sulla quantità degli obiettivi raggiunti bensì sulla qualità della vita di ciascuno.
2) Se anche il Nucleare fosse perseguibile, la società, meglio le aziende produttrici di energia e la società di cittadini non avrebbero approfondito per nulla ogni via alternativa e naturale di produzione di energia, volta a soddisfare i bisogni di micro o macro-comunità (esempi di autoproduzione in microeconomia ormai abbondano con successo).
La tesi di entrambe gli assunti converge verso un'unica prospettiva: il disimpegno etico, a livello individuale e a livello sociale. Comportamenti individuali diversi e ricerche aziendali diversificate condurrebbero a risultati raggiunti i quali il Nucleare risulterebbe superfluo.
Poste le variabili, rimane necessario tornare al nesso fondamentale che resta quello scientifico ed essere certi il Nucleare sia sicuro. E personalmente continuo a essere più sicuro che l'etica porti più lontano della scienza, non fosse altro perché ogni singolo individuo impara qualcosa in se stesso, per se stesso, e nella propria comunità con altri simili.



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