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martedì 24 agosto 2010

Invito alla lettura di Gelo


Dall’Alaska si guarda il mondo con uno sguardo diverso, e il freddo non sembra un nemico da cui doversi difendere a ogni costo. Il ghiaccio appare agli occhi di Bill Streever con tutto il misterioso fascino che vale la pena indagare, sperimentare sulla propria pelle come sensazione anche estrema. Gelo è il frutto di una curiosità scientifica che ripercorre le glaciazioni da cui proviene la terra, descrivendo con scrupolo e ironia teorie come la Snowball Earth che han cercato di far luce sulle origini del pianeta. Immergendosi nelle vastità del permafrost che serba le memorie di un mondo ancestrale, era inevitabile quindi perlustrare i diversi ecosistemi e la fauna che li ha popolati sin dall’antichità. Streever riporta così le fredde teorie scientifiche nel tepore delle tane scavate nel ghiaccio o sotto di esso, svelando i segreti del letargo, che mantiene in vita innumerevoli specie animali durante i periodi più rigidi.

Il ghiaccio ha sempre rappresentato una sfida, per chi convive con esso, come gli Inupiat della Groenlandia, e per chi vi ha fatto ritorno, sfidando l’ipotermia e la morte alla conquista degli irraggiungibili poli. Spedizioni come quelle di Greely attorno al 1870 o di Robert Falcon Scott nel 1910, quella di Byrd, o di George De Long erano mosse da ambizioni e aspettative che si sarebbero scontrate con la crudezza e la pericolosità dei ghiacci eterni. Ma era lo stesso entusiasmo che aveva mosso i padri della meteorologia, o gli scienziati che nei loro laboratori compivano i primi passi verso la scoperta dello Zero assoluto: da Michael Faraday che fu il primo a liquefare il gas cloro, nel 1823, a Charles Saint-Ange Thilorier, il primo a trasformare l’anidride carbonica in ghiaccio solido; e poi Anders Celsius, Lord Kelvin, Fahrenheit, Boyle.
Ma c’è anche chi nel freddo intravide un profitto: come James Dewar, inventore del termos, o Thomas Moore che nel 1803 brevettò una “scatola” a cui diede il nome di “frigorifero”. Ammirando i grattacieli spingersi sempre più in alto, non viene in mente che soltanto grazie all’invenzione dell’aria condizionata, l’uomo poté strappare al vento porzioni sempre più vertigionose di cielo, là dove le finestre non possono essere mai aperte. 

Bill Streever, Gelo, Edt, Torino 2010, pp. 328.

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