Per coprire neanche il
10% del fabbisogno nazionale si può anche mettere a repentaglio l’ecosistema
terrestre e marino.
“In Italia vengono estratti poco più di 5 milioni di
tonnellate di petrolio, molto meno dunque del 10% del fabbisogno nazionale, ne
consumiamo infatti circa 80 milioni di tonnellate. Di quei 5 milioni circa il
70% si trova, purtroppo, in Basilicata”, a dirlo è Vincenzo Maida del Centro
Studi Jonico Drus.
Per il ministero per lo Sviluppo Economico si potrebbero
raggiungere le 129 milioni di tonnellate tra perforazioni marine e terrestri,
ovvero poco più del 10% del reale fabbisogno nazionale. E infatti non parliamo
dei ricchi pozzi arabi o messicani.
“Le generazioni future ci considereranno dei folli e ci
malediranno” dichiara così Maida. Perché si tratta di pozzi poveri all’origine,
ma comunque di forte impatto ambientale, sia all’atto della loro perforazione,
sia pure per il pericolo che rappresenterebbero costantemente per le coste
lucane e pugliesi. E per comprire neanche il 10% del fabbisogno nazionale che
il decreto Sblocca Italia potrebbe facilitare lasciando carta bianca alle
società che stanno riempiendo le scrivanie di richieste di concessioni. Con il
timore sempre vivo per la tutela ambientale che l’ammodernamento degli impianti
non sembra in grado di garantire. “Anche la piattaforma nel Golfo del Messico
era considerata sicura, eppure provocò il più grave disastro ambientale nella
storia degli Stati Uniti” sostiene infatti Maida.
Ma anziché porre al centro del dibattito il senso stesso, l’orientamento
e la pratica della politica energetica nazionale, si tratta l’impatto su
territorio in modo prevalentemente paternalistico. “I punti più importanti che
vengono rivendicati riguardano: un nuovo accordo che metta al centro sviluppo,
salute e ambiente, che vuol dire tutto e nulla, il limite dei 154.000 barili al
giorno, un bel po’ di soldi in più sulle nuove estrazioni, l’intesa tra Stato e
Regione per le nuove estrazioni, ma di fatto le regioni e il territorio vengono
espropriati dalla competenza di decidere del proprio futuro e la soluzione e i
pareri degli enti locali non saranno vincolanti, l’utilizzo di una parte delle
royalties fuori dal patto di stabilità, l’introduzione della social card al
posto del bonus card, 70 milioni di euro, per tutti i patentati, un
provvedimento cioè di natura prettamente assistenziale”. Come dire che, a conti
fatti, le uniche a fare affari con il petrolio italiano saranno le compagnie
petrolifere.