di Andrea Perrone
L’alienazione di terreni agricoli, pratica definita anche
land grabbing, è un dramma che affligge anche l’Europa, favorito dalla rapace
conquista di terre da parte delle multinazionali. Un recente studio alquanto
minuzioso, costituito da 190 pagine fornito di diagrammi e con tanto di
bibliografia dal titolo Land concentration, land grabbing and people’s struggle
in Europe.
Esso ha coinvolto 25 autori di 11 Paesi (il documento è
scaricabile attraverso questi siti internet: www.eurovia.org ; www.tni.org ) è
stato realizzato dal Coordinamento europeo Via Campesina (Ecvc) e ha denunciato
senza peli sulla lingua questa pratica ormai diffusa anche nel Vecchio
Continente e non soltanto negli Stati più poveri del mondo di Asia e Africa.
“In Europa dell’Est la concentrazione della proprietà fondiaria è stata
particolarmente marcata dopo la caduta del Muro di Berlino”, ma ha registrato
un’accelerazione dopo che molti di questi Paesi sono entrati nell’Unione
europea a partire dal 2004.
Segno questo di un progressivo impoverimento della
popolazione che ha svenduto le proprie terre alle multinazionali per
contrastare il progressivo pauperismo a cui era soggetta con l’ingresso
nell’Ue, sempre più affetta da smodato iperliberismo. A favorire questa
concentrazione ha contribuito anche la Politica agricola comune (Pac) con
l’attuale sistema di aiuti e sussidi. I grandi investitori “comprano terreni a
buon mercato sui quali producono a costi minori dei prezzi delle materie prime
agricole e in più incassano le sovvenzioni”, ha commentato Attila Szocs,
agronomo responsabile dell’Associazione rumena EcoRuralis. Ma cerchiamo di
essere più precisi, partendo dall’inizio e dalle origini del problema. Per
carpire infatti le cause del land grabbing compiuto dai grandi lobby
economico-finanziarie è necessario leggere il pubblicato per denunciare uno
scandalo poco noto agli europei, celato per non far sapere la verità su quanto
sta accadendo alle terre della nostra Europa. Per cui soltanto il 3% dei
proprietari di terreni agricoli detiene metà di tutte le superfici agricole del
Vecchio Continente. Lo studio completo è stato redatto solo in inglese, mentre una
sintesi del rapporto è stata elaborata anche in spagnolo, inglese e francese.
Questa enorme concentrazione della proprietà terra fondiaria è paragonabile a
quanto si registra attualmente in Brasile, Colombia e nelle Filippine. Alcuni
di questi processi di concentrazione della terra non sono nuovi, ma hanno avuto
un’accelerazione negli ultimi decenni, in particolare in Europa orientale. Qui,
infatti, società europee ma anche nuovi soggetti come imprese cinesi e fondi
speculativi internazionali sfruttano le connessioni con il mercato della
distribuzione alimentare di base, cercando di monetizzare la terra come una
merce sempre più soggetta alla speculazione economico-finanziaria di società
apolidi. In sostanza con il processo di occidentalizzazione del mondo e con la
crescita esponenziale degli Stati emergenti, in particolare del mondo asiatico,
tutto diventa merce e viene acquistato per compiere grandi speculazioni ai
danni dei popoli.
chianti2Anche la natura come l’uomo nel suo lavoro e nella
vita di ogni giorno stanno subendo un processo di mercificazione spietato e
sempre più diffuso, trasformati in merce per volere dei fautori
dell’iperliberismo al servizio dei Signori del danaro. Ma torniamo ai dati
contenuti nello studio. Il rapporto analizza anche dei casi riguardanti una
serie di fenomeni di concentrazione dei terreni in Spagna, Germania, Italia,
Francia e Austria. Inoltre, sempre nella stessa relazione, sono descritte varie
forme di land grabbing in Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia e Ucraina. I dati
rivelano come alla base dell’accaparramento e della concentrazione della terra
in Europa ci siano anche i sussidi elargiti dalla Politica agricola comune, che
favorisce senza remore o timori le grandi aziende agricole e al contrario
preferisce emarginare quelle di piccole dimensioni e impedisce l’ingresso di
nuovi coltivatori o possidenti nel sistema dei sussidi stabiliti dall’Unione
europea. Ad esempio, il 75% delle sovvenzioni assegnate nel 2009 nello Stato
spagnolo è stato riservato solo al 16% dei produttori, lasciando fuori tutti
gli altri. Tra i fattori guida che favoriscono il fenomeno dell’accaparramento
dei terreni agricoli vanno ricercati nelle industrie estrattive,
nell’espansione urbana, nei mercati immobiliari, nei siti turistici. Tutte realtà
interessate a speculare senza alcun rispetto per i popoli che vivono su queste
terre e il cui fine è esclusivamente speculativo.
Uno degli studiosi che ha collaborato alla realizzazione del
rapporto il professore dell’Università di Wageningen e membro del gruppo di
ricerca, Jan Douwe van der Ploeg, ha osservato che “questa è una dinamica senza
precedenti. La situazione è grave per molti giovani che vogliono continuare o
iniziare a dedicarsi ad un’attività agricola e vedono negato l’accesso alla
terra, condizione fondamentale per raggiungere la sovranità alimentare in
Europa”. Un segno dei tempi per il Vecchio Continente che dopo aver perso la
sovranità politica ed economica è oramai sempre più alla mercé delle lobby
mondiali del mondo finanziario, alla ricerca di sempre nuove aree e settori
dove poter espandere il loro dominio apolide. Il rapporto evidenzia però anche
le lotte portate avanti dai popoli europei con numerose iniziative di
opposizione al fenomeno, dove giovani e meno giovani si stanno unendo per
commemorare la “Giornata internazionale delle lotte contadine” in tutto il
mondo, in segno di solidarietà con gli altri popoli che vivono lo stesso dramma
e che non si arrendono allo strapotere crescente delle multinazionali. Nella
lista del rapporto sulla situazione interna dei singoli Stati sono menzionati
un po’ tutti dalla Francia alla Spagna, con la sua Andalusia, per passare alla
Germania e all’Austria, non dimenticando naturalmente i Paesi più colpiti
quelli dell’Europa orientale come Ungheria, Romania, Bulgaria, Ucraina e
Serbia. Anche il nostro Paese è incluso nella lista degli Stati che subiscono
l’alienazione dei terreni agricoli. L’Italia è citata per il contributo dato da
Crocevia ed è menzionato il caso della città di Narbolia, dove la comunità
sarda si mobilita contro l’uso di terreni agricoli di alto valore per ospitare
grandi impianti di serre alimentate ad energia solare (fotovoltaico). Vi sono
poi casi di comunità che occupano direttamente la terra allo scopo di emulare
azioni di altri movimenti sociali tipici del Sud del mondo che lottano contro
la pratica della conquista di terre e terreni agricoli da parte di potenti e
facoltose lobby internazionali.
agricoltura_biologicaLa relazione mette in evidenza il caso
del Sindacato obrero del campo (Soc) in Andalusia, dove gli agricoltori senza
terra stanno occupando dei terreni collettivamente, e ancora Solila a Vienna,
dove i giovani si stanno mobilitando per sviluppare una comunità agricola a
livello urbano. Una scelta utile a frenare la svendita di terre da parte delle
comunità agricole per soddisfare soltanto l’ingordigia di multinazionali sempre
più rapaci e ingorde. Un membro di Ecvc, Jeanne Verlinden, ha precisato che lo
studio mostra chiaramente che “la terra in Europa deve ancora essere vista come
un bene comune. Dobbiamo ridurre la mercificazione dei terreni e, invece,
promuoverne la gestione pubblica. Si dovrebbe garantire la priorità dell’uso a
fini agricoli dei terreni, piuttosto che destinare le superfici ad usi e
interessi commerciali, alla proprietà privata in cerca di speculazioni.
L’accesso alla terra deve essere deciso dalle persone che la lavorano”. Nel
rapporto emergono elementi molto interessanti sulla situazione europea: i
possessori di terra in alcuni Paesi subiscono il peso delle differenze, di
proporzioni simili a Brasile, Colombia e Filippine, Stati molto noti per la
loro distribuzione ineguale di terreni. Mentre nell’Unione europea vi sono 12
milioni di fattorie, le più grandi dotate di 100 acri di terra e oltre, rappresentano
soltanto il 3 per cento del loro numero complessivo e controllano oltre il 50
per cento di tutte le fattorie esistenti. La suddetta concentrazione di
possessori di terre è iniziato un decennio fa, ma negli ultimi anni è aumentata
accelerando il processo in termini negativi. In Germania, ad esempio, su un
totale di 1.246.000 possessori di terre nel 1966-67 si è raggiunto un numero
esiguo di possessori di fattorie nel 2010 che in termini complessivi
raggiungono soltanto i 299.100 unità. I proprietari di queste terre di meno di
2 ettari, sono diminuiti da 123.670 ettari nel 1990 a soli 20.110 ettari nel
2007, mentre le fattorie di 50 ettari e oltre sono aumentate e hanno acquisito
aree ancora più grandi da 9,2 milioni di ettari nel 1990 a 12,6 milioni di
ettari nel 2007.
Nell’Europa orientale, la concentrazione di terreni agricoli
in poche mani è più marcata. Molti agricoltori hanno fatto bancarotta quanto il
loro Paese è entrato a far parte dell’Unione europea a partire dal 2004 e i
prodotti agricoli dell’Ue sovvenzionati da sussidi hanno inondato i mercati dei
loro Stati. Nei primi 6 anni, la maggior parte dei piccoli agricoltori non
potevano nemmeno fare domande per ricevere i 7 sussidi agricoli predisposti
dall’Unione, quale incremento alle vendite di aziende agricole. E così un
gruppo elitario di speculatori sta sempre più conquistando il suolo d’Europa,
dominando il mercato terriero europeo con la garanzia di ottenere sussidi
dall’Ue e assicurarsi facili arricchimenti e il controllo permanente dei terreni
acquistati a prezzi stracciati.
da Pandosia
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