Con l'invasione russa della penisola di Crimea, l'indipendenza energetica diventa l'ossessione europea. E italiana.
di Massimo Bonato
di Massimo Bonato

La fratturazione idraulica, o fracking (o hydrofracking), è lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua mista ad agenti chimici, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso. La fratturazione viene eseguita dopo una trivellazione entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità e migliorare la produzione del petrolio o del gas da argille, contenuti nel giacimento potenziando il tasso di recupero. Le fratture idrauliche vengono indotte in profondità in ben precisi strati di roccia all'interno dei giacimenti di petrolio e gas; e quindi estese pompando fluido sotto pressione e poi mantenute aperte introducendo sabbia, ghiaia, granuli di ceramica come riempitivo permeabile, perché le rocce non si richiudano quando la pressione dell'acqua viene meno.

Obama sbarca in Italia a ricordare al governo gli impegni (non contratti firmati, soltanto impegni) assunti per l’acquisto degli F35, che fan piegare le orecchie alla ministra della Difesa Roberta Pinotti, facendole mettere da parte le sue marce a porto Alegre e contro la mostra navale bellica di Genova per evidenti ragioni di Stato. Ma Barack viene a proporre a Matteo anche il gas statunitense per ovviare alla crisi ucraina in atto. L’auspicio è di rendere Italia ed Europa indipendenti dal consumo di gas siberiano, con il quale Putin tiene da sempre alla corda l’Ucraina, cominciando ad acquistare gli idrocarburi fratturati in America, dove sono stati scavati già 52.000 pozzi.
Ed è l’auspicio che rincorre anche il primo ministro inglese. David Cameron ci riprova e si presenta più europeista del solito. Ci riprova, poiché lo sfortunato David aveva tentato di convincere la Camera dei Lord più volte (a metà dell’agosto scorso per esempio, o con un discorso tenuto non più di due mesi fa), articolando una sperticata dichiarazione in favore delle tecniche del fracking, e definendo poi attraverso le colonne del «Telegraph» “irrazionale” quel fronte di opposizione che sin dalle prime avvisaglie andava formandosi soprattutto tra i contadini del Sussex. (“Bisognerà soltanto convincerli” aveva detto David ai Lord).

Ma Cameron tira dritto e dichiara alle colonne del «Daily Telegraph» che “la Gran Bretagna ha il ‘dovere’ di sfruttare il fracking sulla scia della crisi Ucraina”. E se le preoccupazioni europee circa la sicurezza degli approvvigionamenti energetici sono salite alle stelle da quando le forze russe hanno preso il controllo della penisola di Crimea, ciò è anche dovuto al fatto, sempre secondo Cameron che “l'impegno dell'Europa per l'energia verde non è stato solo costoso e confuso – senza alcun impatto misurabile sul clima – ma ha lasciato l'Unione Europea completamente esposta al ricatto russo” («Financial Post»).

Si legge nel documento COM(2014) 23 final:
Nell’ambito del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente del 3 marzo 2014 la Commissione europea ha presentato un’informativa sulla Raccomandazione 2014/70/UE emanata il 22 gennaio 2014 sui principi minimi applicabili alla ricerca e la produzione di idrocarburi non convenzionali (come lo shale gas o gas di scisto, tight gas, coal bed methane) mediante la fratturazione idraulica (fracking) ad elevato volume.
[…]
Traendo spunto dall’esperienza del Nord America, che ha fatto ampio ricorso alla fratturazione idraulica ad alto volume, gli operatori stanno sperimentando ulteriormente questa tecnica nell’UE. La gestione degli impatti ambientali e dei rischi così come la normativa ambientale comunitaria deve essere pertanto adeguata a tale nuova tecnologia che desta notevoli preoccupazioni nell’opinione pubblica.
[…]
La raccomandazione nasce dalla Comunicazione (COM(2014) 23 final del 22.1.2014) al Consiglio e al Parlamento europeo in cui la Commissione ha evidenziato le potenziali nuove opportunità e sfide legate all’estrazione di idrocarburi non convenzionali nell’UE, nonché i principali elementi ritenuti indispensabili per garantire la sicurezza della tecnica di fratturazione idraulica ad elevato volume. Nella comunicazione si giunge pertanto alla conclusione che è necessario stabilire principi minimi che sostengano gli Stati membri nella ricerca e produzione di idrocarburi non convenzionali e che garantiscano la tutela del clima e dell’ambiente, l’uso efficiente delle risorse e l’informazione del pubblico.

E di fatto neanche l’Italia è completamente all’oscuro della tecnica, se sono già presenti sul nostro territorio (dati Unmig) 26 pozzi di reiniezione dell’Eni, 5 dell’Eni-Mediterranea Idrocarburi, 2 della Edison, 2 della Adriatica Idrocarburi, uno della Gas Plus Italiana, 3 della Padana Energia. Fanno 39 pozzi di reiniezione. Per non parlare poi degli oltre 340 pozzi di stoccaggio di gas. Controlli sulla sismicità indotta? Mistero. Certezze che il terremoto in Emilia non sia stato causato da fratturazioni idrauliche? Nessuna. Grande fiducia però nelle Raccomandazioni UE, che fan la differenza.
M.B. 04.04.14
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