In seno alla dismissione di importanti parti della struttura sanitaria regionale, la delicata situazione del grosso debito che pesa sulla Sanità regionale ha fatto parlare sin dal giugno scorso della possibilità di sospensione delle attività del reparto durante il periodo estivo, prima di una sua completa chiusura e trasferimento.
Poi, il 16 gennaio in conferenza
stampa, l'assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Paolo Monferino, rassicurò
sulla continuità del servizio, nonostante il reparto di Ostetricia e
Ginecologia dell'ospedale di Susa raggiungesse la quota di 330 nascite annue,
contro le 500 previste dai parametri nazionali.
Tuttavia, sorsero allora alcune giustificazioni
addotte dal comunicato stampa dell’Assessorato alla Sanità che parvero sin da
subito allarmanti, se non contraddittorie: se da un lato il bacino di utenza
che il reparto serve (oltre 90.000 abitanti distribuiti su 37 comuni) e la distanza tra altre
strutture ospedaliere (l’ospedale di Rivoli a 40 km e quello di Briançon a 57
km) parevano avvallare la naturale necessità del reparto, d’altro canto a
queste si aggiungeva la considerazione più contingente dovuta “soprattutto alla
luce delle grandi opere che si stanno portando avanti in questa zona dove si
insedieranno migliaia di lavoratori impegnati nell’alta velocità e quindi delle
maggiori richieste anche in termini sanitari della popolazione”.
Mantenimento e potenziamento voluto
quindi come una chiara necessità territoriale o come compensazione dei lavori
previsti per la linea Tav? La risposta più naturale e ovvia è che il diritto a un
servizio ospedaliero di tale importanza non può essere contrattato come una
compensazione.
Il personale del reparto di Ostetricia
e Ginecologia dell'ospedale di Susa, il Comitato delle mamme che hanno
partorito a Susa e il movimento No Tav proseguono nella lotta perché il rilancio delle attività sia
concreto.
Sabato 2 febbraio si terrà
infatti per le vie di Susa la Passeggiata
con la cicogna per le vie di Susa (ritrovo in piazza d’Armi, a Susa, alle
ore 14.00) perché le mamme di Susa e della Valle possano continuare a partorire
nel loro ospedale.
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